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Diario di un povero.....sognatore!!!!

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braccobaldo:
Cara Tamata,
quello che tu dici riguardo i costi della Polinesia è verissimo ed infatti il mio viaggio è stato impostato a grandi linee su questi principi.
Ho dormito a Raiatea, una notte, al Hotel Lodge. Tre notti alla Pirogue in Taha'a. Due notti alla Pensione Papahani a Maupiti. Due notti al Matira Hotel in Bora Bora. Infine 3 notti al Veke Veke a Fakarava.

braccobaldo:
....sistemiamo i bagagli ed ovviamente cerchiamo una presa per collegare la playstation Passatemi la battuta ma non è del tutto fuori luogo perchè una volta nei "racconti" del forum un tizio si lamentò del fatto che nel suo resort non c'erano prese adatte alla sua playstation Ho già commentato, anzi insultato il tizio per questa sua bizzarra richiesta Vi garantisco che non sono stato il solo.....
neanche il tempo di sistemare i bagagli che ci ritroviamo immersi in quella immensa piscina naturale che si trova di fronte la nostra camera L'acqua è calda ed il fondale non è molto alto, per non toccare devo allontanarmi un cinquantina di metri. Non ci sono molti pesci ma quei pochi che incrocio sono per me uno spettacolo mai visto Senza accorgercene siamo rimasti più di un'ora in acqua finchè  le nostre pancie ci hanno sollecitato un piccolo break. Ci asciughiamo e siamo sotto la piccola verande di Giuliano che aspetta il nostro ordine. Mi ero ripromesso di non parlare più di cibo polinesiano ma in questo caso mi sento di fare un’eccezione perché dietro c’è una storia simpatica Altra premessa: prima di questo viaggio non ero un grande amante del pesce crudo a tal punto che temevo anche di poter avere delle difficoltà con il mangiare.
Giuliano ci fa vedere un piccolo menù e noi siamo orientati per dei sandwiches con prosciutto e formaggio Mentre attendiamo il cibo ci passa sotto gli occhi una magnifica visione Una coppa all’ interno della quale risaltavano i colori bianco ed arancione Era un’insalata di gamberoni che però non hanno nulla a che vedere con quelli che vediamo nelle nostre tavole, sia nelle dimensioni che nella vivacità dei colori Abbiamo subito sostituito un sandwich con una insalata che appena ha varcato le soglie delle mie labbra ha sconvolto la mia vita Non voglio ripetermi sui prelibati sapori che questa terra mi ha lasciato ma immaginatevi di gustare un pesce freschissimo lasciato macerare in del latte di cocco e solo così potete comprendere le mie sofferenze attuali Ogni volta che assaggio del pesce, anche del buon pesce, la mia mente, come in automatico, mi riporta all'immagine di quel "santo" calice come per farmi pagare il fatto di non avergli fatto più provare quelle deliziose sensazioni.
Finito il piccolo spuntino ci riposiamo sulla piccola spiaggia davanti al hotel……

braccobaldo:
......verso le 17 il sole comincia a tramontare alla nostra destra proprio dove si trova Bora Bora della quale riusciamo a vedere l'inconfondibile forma determinata dal promontorio che la governa Non voglio provare a descrivere l'incredibile scenario che la Natura ci ha regalato; non tanto perchè le mie parole ne ridurrebbero ovviamente la suggestione ma il solo pensiero di farlo mi fa sentire come se stessi "commercializzando" quest'aspetto della Polinesia
La maggior parte di coloro che partono per questa Terra lo fanno per i suoi incredibili paesaggi, sui quali è raro non vedere galleggiare dei bellissimi overwater, che hanno visto nei migliori cataloghi delle agenzie di viaggio Quest'immagini sono indiscutibilmente bellissime ma sono state proprio loro a fare in modo che, fino al 2006 ossia due anni prima del mio viaggio di nozze, la mia attenzione non si fosse mai concentrata su questo lontano "paradiso". Come giusto che sia chi vende viaggi di ogni luogo cerca di enfatizzarne gli aspetti più commerciali, questa regola vale anche per Polinesia Francese Quindi per chi come me ha sempre amato viaggiare ma non in modo "scontato" questo mondo lontano non aveva ancora un grande fascino Poi invece una foto proprio di un catalogo mi ha come stregato spingendomi a "studiare" questo posto, a cercare di capire cosa c'era nascosto dentro la bellissima confezione Da questo punto di vista questo forum mi ha aiutato moltissimo e mi ha permesso di prepararmi in modo adeguato a questo incontro con mamma Polinesia.
Inutile dire che abbiamo scattato "troppe" foto di questa a suo modo unica combinazione paesaggistica composta da una serie di palme all'interno delle quali, in lontananza, si intravedeva Bora Bora; tutto era in penombra ad eccezione del mare che rifletteva tutti i colori del Sole calante.
Finito lo spettacolo è ora di sciacquarsi prima della cena prevista per le sei e mezza.......



braccobaldo:
Caro diario,
scusami se ti ho trascurato qualche giorno ma ho dovuto fare cose  che nella nostra società sono ritenute molto importanti. Senza dilungarmi troppo, in poche parole ti dico che in questi giorni ho corso più del solito appresso al....nulla quotidiano.
Ora dopo questa dose di pianto giornaliero voglio parlarti di un libro che ho finito da leggere: "Se niente importa. Perché mangiamo gli animali?" di J.S.Foer. Ti parlo di questo libro non perchè è il primo che ho letto ma perchè ritengo essere l'ennesimo esempio di quanto sia "disumano" il modello di vita che stiamo seguendo. Senza entrare nello specifico questo libro è il frutto di una ricerca condotta per oltre tre anni dal giovane scrittore Safran Foer, diventato famoso per il libro "Ogni cosa è illuminata". Ho letto anche questo suo libro dal quale l'attore-regista Liev Schreiber ha tratto spunto per uno bellissimo film, uno dei migliore che ho visto. Foer ha iniziato questa ricerca subito dopo la nascita del primo ed unico figlio. Dopo questo evento si è posto una semplice domanda: che cosa sto facendo mangiare a mio figlio? Da qui è nata questa sua ricerca sulla carne da allevamento, in particolare sulle spietate metodologie utilizzate in quelli di tipo intensivo. Come più volta viene ricordato dallo stesso autore il suo non è un libro di invito al vegetarismo ma uno stimolo a riflettere su quali sono i motivi che ci spingono ad accettare e quindi permettere che questi animali, che mangiamo, siano sottoposti a inimmaginabili sofferenze.
A questa domanda lui risponde citando una frase di suo nonno che, in quanto ebreo, era stato anche un sopravvissuto dei campi di sterminio nazista: "se niente importa, non c'è niente da salvare". In una società come la nostra dove la superficialità sembra essere diventato un modello di vita questa frase potrebbe assurgere il ruolo di un nuovo comandamento. Ti ho voluto accennare di questo libro proprio perchè ogni volta che penso a queste parole mi riviene in mente un ricordo del mio viaggio in Polinesia. Quando passeggiavo nei loro piccoli paesini, attraverso le loro case che qui sarebbero definite baracche, spesso vedevo delle donne pulire con la scopa il loro giardino di terra; l'immagine è quella di una piccola baracca di legno circondata da un giardino, anch'esso piccolo ma molto curato. Mi è sempre rimasto impresso proprio questo contrasto tra la povertà del contesto dove vivono i polinesiani con la ricchezza d'animo che loro portano dentro e che li spinge, rispetto a noi, ad apprezzare e quindi a curare anche le più piccole cose che posseggono. E' ovvio che queste terre ancora beneficiano del ritardato arrivo del consumismo che però lentamente anche qui si sta insediando.
Se niente importa, non c'è niente da salvare.....quando sei in Polinesia ti accorgi che per i suoi abitanti ogni cosa ha un suo valore, o meglio, un giusto valore. E' importante curare il giardino della loro umile dimora come ci tengono che tu apprezzi il loro cibo che hanno voluto condividere con te nella stessa tavola; in questo caso mi sto riferendo all'esperienza vissuta nelle guesthouse che certamente, rispetto alle strutture più lussuose, permettono di conoscere da più vicino questa realtà..........

braccobaldo:
Caro Diario,
non ti nascondo che è qualche giorno che sono più triste del solito, le notizie che arrivano dal Medio-Oriente non riesco a "metabolizzarle" Nonostante la consapevolezza che in ogni minuto della mia vita ce ne sono molte altre, di vite umane, che, diciamo "ingiustamente", lasciano questo mondo, ci sono alcuni fatti tragici che mi turbano più di altri C'è un immagine in particolare che non riesco a superare ed è quella dei bambini che giocano in un parco giochi e vengono colpiti da un missile israeliano Una domanda ho fissa nella mia testa: come possono morire dei bambini in questo modo? A questa domanda ne possono seguire un’infinità ma non voglio divagare perché questo comunque è il mio diario “Polinesiano” 
Mi rendo conto che il mio errore è nel voler razionalizzare questo fatto quando so benissimo che in questa società “grottesca” la ricerca logica è una merce di poco valore. Però è più forte di me l’andare alla ricerca di una verità, anche spiacevole, che comunque mi permetta di mettere un minimo di ordine nella mia vita; certamente non nelle altre. I risultati, non ho difficoltà ad ammetterlo, sono deludenti ed il continuo desiderio di tornare in Polinesia certamente ne è uno dei segni più evidenti Se fossi felice nel luogo dove vivo quale motivo mi spingerebbe a desiderare di continuare la mia vita in un altro “mondo?
Il desiderio di trasferirmi in quella terra lontana in realtà è una fuga da un mondo che non è in grado più di ospitarmi Non comprendo più la sua lingua, non riesco a comunicare con i suoi abitanti e a decifrarne i loro assurdi comportamenti. Non è un caso che questo desiderio sia più forte proprio nei momenti più tristi, nelle giornate più ombrose. Pensare che esistono luoghi dove di poter staccare la famosa spina è una bella tentazione. Non mi ricordo se ne ho già parlato del fatto che durante il mio viaggio in Polinesia ho incontrato più di una persona di origine europea trasferitasi in questo incantevole luogo non solo per le sue incredibili bellezze ma mi hanno fatto capire, anche se non esplicitamente visto che non c’era un rapporto confidenziale, che il loro viaggio era un voler rompere con quel passata che aveva lasciato migliaia di km. dietro. Sin dall’inizio ho trovato affascinante questa soluzione, questo troncare un due parti la tua vita senza avere la consapevolezza di come sarà la nuova strada che stai per intraprendere. Una scelta non facile, tutt’altro, perché l’universo che pensiamo di lasciare, almeno nel mio caso, è fatto anche di cose belle, per le quali vale sempre la pena di vivere L’ostacolo maggiore alla fatidica decisione sta proprio nel non voler rinunciare alle cose belle alle quali ti sei legato Pensandoci bene mi dispiacerebbe anche lasciare questa bellissima terra perché nonostante la stiamo lentamente massacrandola rimane sempre uno spettacolo  da vedere L’Italia è un paese incredibile Non so cosa mi fa più male; il pensiero di doverlo lasciare oppure continuare a vederlo soffrire……
Ci tengo a precisare che con questo mio pensiero non voglio assolutamente “ridurre” la Polinesia ad una sola via fuga; trasformarla in un mito sarebbe la più grande ingiustizia che potrei farle.

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