Alcuni anni fa quando frequentavo in modo più assiduo questo forum inserii un post sui Mahu e i Raere per rispondere ad alcune richieste . Volevo riscriverlo argomentando meglio il soggetto con qualche aneddoto ma nel rileggerlo penso possa ancora andare bene . Lo riporto in modo integrale così come salvato sul mio computer . Spero possa essere anche questa una buona chiave di lettura della società che scoprirete in polinesia .
...dal post di qualche anno fa :
"Qualche amica , nel leggere il “Battesimo Polinesiano” è rimasta colpita dalla figura dei Mahu , si è incuriosita e mi ha chiesto di scrivere su questo argomento. Lo mando anche a voi . E’ certamente lacunoso su più aspetti ma rispondo ad una curiosità e non voglio scrivere un trattato( semmai ne avessi la capacità). Ho dato all’amica un nome polinesiano e magari lo adotta come secondo nome : Tevai ( L’acqua pura del ruscello che và verso il mare)
Ciao Tevai ,
Tevai e Tahitoa si incontrano al villaggio e cominciano a parlare tra di loro .
Tevai, come tutte le donne, è curiosa ma ama anche viaggiare e la curiosità formale, fine a se stessa , diventa sostanziale : voglia di conoscere! .
Tahitoa, che ha fatto del viaggio una ragione di vita, ama trasmettere ciò che ha appreso e, con calma risponde a Tevai . Arrivano altri amici al villaggio e vedono Tevai e Tahitoa seduti sui gradini del mercato . La tettoia di foglie di Niau è abbastanza grande e il capannello di amici che si è formato è all’ombra.
I più ascoltano, qualcuno interviene , altri hanno cose più importanti da sbrigare e si allontanano discretamente.
Un uso intelligente del villaggio globale. Un po questo forum !!
Ma veniamo alle tue curiosità.
Dal 1767 al 1769 , Wallis, Bougainville e Cook gettano l’ancora a Tahiti , 20 anni dopo arrivano i primi missionari protestanti . Si ritrovano davanti ad una società idilliaca. La natura fornisce loro tutto ciò di cui hanno bisogno per vivere e una organizzazione sociale all’insegna del vivere al meglio il presente.
Nasce “il mito del buon selvaggio” : non solo non c’era ostilità nei confronti dello straniero, ma veniva accolto con danze, fiori e banchetti reali.
Nasce” il mito della Vahinè dei mari del sud” : nella cultura mah’oi l’ospitalità è sacra e la tradizione vuole che l’ospite dopo le abbondanti libagioni faccia l’amore con la padrona di casa .
La sessualità, così come era concepito in questa cultura, era una occupazione come un’altra, come il mangiare o l’andare a pesca e veniva praticato liberamente. Tutto era messo in opera per favorire l’erotismo e la sessualità . Danze, canzoni e leggende si fondevano con i racconti eroici della grande migrazione e la sessualità e l’erotismo era parte integrante della cultura. Il fatto poi di vivere nudi, favoriva e stimolava il desiderio.
Nella cultura occidentale da 2000 anni la sessualità era tabù ( per inciso questa è l’unica parola occidentale che deriva dal polinesiano “ Tapù” ) e pertanto si può comprendere , ma non giustificare, lo stupore e la successiva repressione di queste “ indecenze”da parte dei missionari. Ma, mi fermo qui , altrimenti il discorso mi porterebbe lontano. Scoprirono poi un altro tipo di “perversione”: i Mahu . I soli uomini effeminati allora conosciuti, integrati nella società, erano gli eunuchi indiani . L’omosessualità scioccava profondamente gli occidentali e “ questo atto di bestialità” condannato da Dio era punito come un crimine dalla legge degli uomini, ma per i polinesiani i mahu non erano assimilati agli uomini, così come gli “Herdaches “ degli indiani dell’America del Nord o gli “Zenith” della cultura islamica : rappresentavano " la terza sessualità" e tenuti in grande considerazione . Quando in famiglia ci si accorgeva che l’adolescente aveva comportamenti effeminati , il mahu riceveva una iniziazione differente , quindi niente prove fisiche , guerre o caccia . Le donne lo iniziavano alla femminilità e i vecchi mahu alla pratica degli uomini. Una volta adulti osservavano le stesse regole delle donne : la vita domestica, la cura dei bambini, le danze e i canti , si facevano tatuare come le donne: alle caviglie e sul fondo schiena, dando ulteriore risalto al loro corpo androgeno. I sacerdoti e i nobili avevano come domestico un mahu . Questa figura era talmente integrata nella famiglia polinesiana che alcune famiglie decidevano, indipendentemente dalla sessualità del primogenito , di educarlo come mahu e avere così la certezza di un aiuto nella conduzione del menage quotidiano. Ciò succedeva ancora negli anni ’60! Ancora oggi i mahu , nonostante i missionari e la cultura occidentale imperante, sono integrati e rispettati in tutta la Polinesia . Spesso occupano dei posti importanti nell’organizzazione della vita sociale e a parte qualche “ Popa’a” (i bianchi, o meglio la traduzione letterale è " l'uomo bianco con la pelle bruciata dal sole") bigotto nessuno se ne stupisce o fa osservazioni . I gruppi di danza più importanti di Tahiti sono diretti da Mahu , nell’organizzazione di feste importanti c’è sempre qualche mahu , in non pochi uffici anche governativi sono gli impiegati più attenti ed efficienti.
Tra gli amici e le amiche che ho a Raiatea , due sono dei mahu e sono delle persone splendide e per niente complessate nel loro stato sociale . Sono i turisti occidentali che si voltano e commentano ridacchiando che pongono dei problemi . Quando impareremo che la nostra cultura non è il riferimento assoluto delle altre! Ma esistono oggi anche i Raerae che altro non sono che il sottoprodotto occidentalizzato dei Mahu polinesiani .
Negli anni ’60 migliaia di francesi del Centro di sperimentazione del Pacifico ( hai presente Mururoa?) sbarcarono a Tahiti . Fino ad allora la prostituzione non esisteva a Tahiti o comunque non intesa come noi la intendiamo. Si , certo, c’erano stati i marinai di Cook che cercavano di barattare "sessualità" contro chiodi di rame , ma era un’altra cosa. Da lì a poco l’equazione sessualità contro denaro prese piede anche se in modo ancora discreto.
L’apertura al turismo internazionale e i media hanno fatto il resto. I raerae polinesiani diventano i travestiti che si prostituiscono nei locali di Papeete. E’ un fenomeno ancora molto raro nelle isole!
Allora resta una questione da chiarire : Mahu è un’ equazione di Raerae?
No, e comunque molto raramente .
Contrariamente ai Raerae i mahu non rigettano il loro essere emodo di vivere e non fanno cure ormonali od altro, hanno un riconoscimento sociale e raramente lasciano la loro famiglia per vivere da soli .
Il Raerae sogna di essere una donna e cerca di esprimere delle attitudini squisitamente femminili, attua un travestimento più marcato e quasi sempre è in conflitto con la famiglia.
Se chiedete ad un mahu come si posiziona dal punto di vista sessuale e sociale vi risponderà quasi sempre la stessa cosa - Io sono un Mahu, nient’altro che questo- Per lui il transexualismo o il travestimento fanno parte di un altro mondo , quello dei Popa’a . Chiudo con questo commento .
Non è certo la libertà che manca nel mondo d’oggi, mancano gli uomini e le donne libere .
Nanà
Michele (o Tahitoa se preferite)