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Post - iaorana

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Patchwork / Musica Polinesiana
« il: 15 Gennaio 2008, 10:43:12 »
Una informazione per coloro che hanno dimenticato di acquistare un cd in polinesia o semplicemente vogliono corredare con musica di fondo il loro cd/dvd sul viaggio in polinesia .
E' possibile scaricare o il singolo brano o acquistare l'intero cd sul sito dopo averne ascoltato una parte
www.tahitizik.com

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Se provi a fare una piccola ricerca sul forum ( in alto a destra ) puoi trovare la maggior parte delle risposte alle tue domande . Prova !
Un saluto Michele

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Buona giornata a tutti.
In Italia le perle di Tahiti non sono molto conosciute e nelle gioiellerie si trovano perle già montate e la quasi esclusiva è ad appannaggio di Damiani . Le scelte di questa casa orafa vertono quasi esclusivamente sulle perle di colore scuro ed uniforme , quindi non mi stupisco se un gioielliere non conosce le meravigliose sfumature che possono avere le perle di tahiti. Per inciso sono quelle che a me piacciono di più e ancora più in particolare quelle barocche. Quella che ho trascritto è la classificazione ufficiale delle perle di Tahiti e, normalmente, una di classe A costa più di una di classe C , ma non sempre è vero poichè è il mix delle classificazioni che fa il prezzo. Mi spiego meglio . Non è detto che una perla a goccia con colori cangianti sul blu/azzurro e con poche imperfezioni costi ,meno di una perla rotonda a parità di diametro . Il colore e la lucentezza sono parametri importanti poichè una perla scura perfettamente rotonda ma con poca luce ha un valore basso sul mercato . Quindi alla domanda ".... ma quanto può costare una perla !!?? " è difficile rispondere . Sul dove, la mia valutazione l'ho già fatta sul post ma mi sento comunque di dire " carpe diem " : quando vedete in un negozio o una farm una perla che vi piace veramente acquistatele e non rimandate l'acquisto. In ogni caso avrete fatto un acquisto di un gioiello che vi piace e il cui valore reale qui in italia è almeno il doppio. I " pentimenti" sono frequenti e ogni anno arrivo in italia con un bel po di perle, frutto di questi pentimenti.
Per quanto concerne il montaggio vi consiglio certamente il montaggio in loco poichè hanno una buona scelta di appretti sui quali montarle sia in oro che argento e, in questo ultimo caso vi consiglio quello rodiato che non scurisce. Un 'altro motivo di questa scelta è economico, poichè da due anni a questa parte , le perle nude ( non montate) non usufruiscono del duty free, quindi assoggettate all'iva del 16% e poi il montaggio è gratuito e in giornata. Sempre a questo proposito, se dovesse succedere che la perla si rovina nel montaggio o nella foratura potete chiederne subito la sostituzione ( già successo) . In Italia vi dovrete tenere la perla rovinata. Se poi si ha un gioielliere in famiglia o ultrafidato allora è tutto un'altro discorso.
Colgo l'occasione per dare un abbraccio a Sara e Cristian : ho un bellissimo ricordo di voi e fatevi sentire presto, io riparto a fine febbraio.
Un saluto a quanti mi conoscono e che a volte non riesco ad individuare dal loro Nik

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Ia Orana a tutti , ho inserito un altro post sulle perle di Tahiti e prossimamente sull'Olio di Tamanù e quello di Monoi , come pure sui Tatuaggi Marchesiani.
In realtà sono una continuazione logica di " Polinesia: Istruzioni per l'uso" ma ho preferito separarli per non appesantire la lettura e offrire una scelta di lettura ad Hoc .
Spero Vi possano essere utili per apprezzare al meglio la realtà polinesiana .
Alle prossime quindi e..... non smettete mai di sognare .
Michele

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Racconti di viaggio / Perle di Tahiti : come, quando e perchè
« il: 04 Gennaio 2008, 18:05:56 »
Le Perle nere di Tahiti

La Polinesia è la patria delle perle nere e quale occasione migliore per acquistare un gioiello come questo e, non è un caso che parlo di gioiello, poiché deve essere considerato come tale e, per alcuni aspetti un piccolo investimento. Tenete presente che la stessa perla che acquisterete in Polinesia viene venduta in Italia minimo al doppio del prezzo che pagherete in Polinesia. Se volete utilizzarle per un anello o degli orecchini o un pendente , vi consiglio di farvele montare già in loco poiché di norma il montaggio è gratuito ed eviterete qualche furbizia da parte di gioiellieri made in italy.

Ma perché sono così rinomate e apprezzate ?

Di per se le perle sono sempre state un gioiello desiderato da tutte le donne del mondo e, in tutte le epoche, dall’antica Grecia ai giorni nostri ma, non si conosceva la perla di colore più scuro o meglio era rarissimo trovarne qualcuna , tanto che è conosciuto da tutti la frase che descrive una rarità “…che sarà mai …. Una perla nera !!?? “ .
In effetti, senza l’intervento preventivo dell’uomo , di perle scure ce n’è solo qualche unità al mondo. Fu poi scoperta una qualità di ostrica che poteva produrre questo tipo di perle in Pacifico e da qui lo sviluppo della coltura delle perle varietà Pinctada Margaritifera in Polinesia .
Le più grandi coltivazioni di perle o meglio “ Farm Perlier “ sono localizzate nell’arcipelago delle Gambier e, sono di norma anche le più apprezzate , altre coltivazioni si trovano nelle Tuamotù e nelle isole della società , in particolare Tahaa, Raiatea e Huahine .

Come si formano le perle.

Come tutti sanno le ostriche hanno il manto interno ricoperto di madreperla , una sostanza prodotta dall’animale che ha la funzione di proteggerlo da elementi esterni che potrebbero danneggiarlo , infatti spesso potrete notare delle piccole protuberanze , segno che l’animale ha inglobato e poi ricoperto dei piccoli granelli di sabbia od altro. A partire da questa osservazione è iniziata la coltivazione delle ostiche perlifere.

Dalle giovani ostriche alla Perla

Tutto parte dall’introduzione in mare , accanto a delle ostriche già formate , di una piccola e fitta rete normalmente in nailon , alla quale si attaccano le spore prodotte dalle ostriche nel periodo di riproduzione . Da qui nasce il “naissian” , ossia una rete nella quale cominciano a crescere le giovani ostriche . Questa resta nelle acque trasparenti e ricche delle lagune per circa tre anni , prima di divenire una ostrica pronta a produrre . A  questo punto l’ostrica viene leggermente aperta in modo da non recarle nessun danno e inserito un nucleo perfettamente rotondo nella sacca dell’organo sessuale dell’ostrica . Questa operazione è una operazione direi chirurgica poiché i ferri sono appositamente studiati per questa operazione e assolutamente sterili . La maggior parte di coloro che eseguono questa operazione sono giapponesi e vengono strapagati poiché da questo dipende la gran parte del risultato finale ; infatti come in un qualsiasi trapianto c’è il pericolo di rigetto da parte dell’ostrica . A questo proposito si è evidenziato che il nucleo che da il minor numero di rigetti a parità di esecuzione è quello ricavato da una conchiglia del Missisipi, quindi una conchiglia di acqua dolce. Insieme al nucleo e solamente la prima volta viene inserito anche una piccolissima parte del labbro esterno del mollusco , labbro che ha una colorazione scura ma non definibile ad occhio nudo poiché è la somma di tantissimi pigmenti che vanno dall’argento al nero passando per il viola, verde, azzurro, blu , melanzana etc . Sono appunto questi pigmenti o meglio il pigmento che l’animale sceglierà in modo casuale che determinerà il colore della perla una volta formata La prima volta che viene inserito il nucleo , questo ha di norma un diametro del 5 o 6 millimetri . L’ostrica riconoscendo un corpo estraneo lo ricoprirà con la madreperla durante i 18, 20 mesi che resterà in acqua . In questo periodo l’ostrica è soggetta a tante cure , ossia verrà portata fuori dall’acqua e pulita, aperta più volte per controllare che tutto  vada per il meglio e non ci siano stati fenomeni di rigetto. Tenete presente che solo un 40% delle ostriche produrrà delle perle e, avendo un “ graffeur “( chi esegue l’operazione di inserimento del nucleo) molto bravo e accurato si potrà arrivare ad un massimo di 50, 60% del totale .
Passati i 18, 20 mesi l’ostrica avrà ricoperto il nucleo con almeno 1,6/1,8 millimetri di madreperla e quindi viene estratta dalla sacca per essere poi commercializzata e contemporaneamente viene reinserito un nucleo di 8 millimetri in modo che il mollusco  non si accorga della sostituzione e continua per altri 18,20 mesi a ricoprire anche questo di madreperla. Normalmente l’impianto riesce per 2 o 3 volte , non di più . Ovviamente la terza volta verrà inserito un nucleo del 10 , in modo da avere poi una perla intorno ai 12 millimetri . Come vedete dietro c’è un gran lavoro e non tutte le ostriche produrranno perle , come non tutte riusciranno a produrre perle rotonde come il nucleo ma, spesso di svariate forme . Ciò anche per giustificare il prezzo che troverete per quelle di classe A , ma dopo vi dirò anche della classificazione.
Ogni tanto vedrete delle piccole casette in bordo laguna o addirittura in laguna e generalmente intorno un gran numero di boe color arancione : queste sono delle farm perlier.
Il GIE PERLE sta lavorando molto in questi anni per evitare che sul mercato possano esserci delle perle che non abbiano lo spessore di garanzia ( 1,6 millimetri come si diceva prima) . Anche qui qualche furbetto di origine cinese od occidentale cerca di accorciare i tempi e immette sul mercato perle con spessori di 0,8 / 1,0 millimetri. Peggio ancora su qualche bancarella ci sono delle perle dal colore decisamente nero e direi perfettamente rotonde a prezzi molto bassi : non fidatevi , potrebbe essere solo della Malachite e non certo una perla. 
Quindi il mio consiglio è di comprarle in un negozio che dia la garanzia e la fattura o in una farm perlier . Dopo aver comperato tante perle per me, amici e conoscenti e l’avere un amico proprietario di una farm a Tahaa , io le prendo in un piccolo negozio di Bora poiché è quello che ha la scelta più ampia e ciò , perché compra le perle una per una e non all’ingrosso e quindi riesce ad avere una scelta ampissima di colori . In una farm probabilmente riuscirete ad avere un prezzo migliore , non di molto ma più basso , ma non avrete la scelta che può avere un negozio che si rifornisce da tante farm a seconda delle esigenze della clientela ed è giustificato il costo leggermente più alto.
E’ un gioiello, non un prodottino artigianale quindi conviene spendere con accuratezza.
Allego di seguito la traduzione, che ho fatto appunto per questo negozio, della classificazione ufficiale delle perle di Tahiti e la traduzione dell’iter che bisogna seguire per non pagare l’iva sull’acquisto e come aver cura delle perle una volta a casa .

CLASSIFICAZIONE UFFICIALE
Delibera del Governo N° 2001-88 Decreto del 12 luglio 2001

La perla di Tahiti è una perla di coltura dal colore naturale
e proviene dall’ostrica perlifera “Pinctada margarifera var. cumingii”

QUALITA’ DELLA SUPERFICE
La qualità di una perla di coltura di Tahiti si può apprezzare ad occhio nudo.
La qualità è data dal mix : stato della superficie e lucentezza . Una bella lucentezza  corrisponde ad una riflessione totale della luce e dona un effetto specchio.

QUALITA’ A
Perla che presenta al massimo una imperfezione od un gruppo molto localizzato e concentrato su meno del 10% della superficie. La lucentezza è molto bella.

QUALITA’ B
Perla che presenta qualche imperfezione concentrata su un terzo ( 1/3) della superficie. Lucentezza bella o media

QUALITA’ C
Perla che presenta delle imperfezioni leggere concentrate al massimo sui due terzi (2/3) della superficie. Lucentezza media.

QUALITA’ D
Perla che presenta sia delle imperfezioni leggere sui due terzi della superficie sia delle imperfezioni profonde concentrate su più della metà della superficie . Poca lucentezza

TAGLIA
La taglia della perla di coltura di Tahiti si determina a partire dal suo diametro, che varia generalmente da 7,5 a 14 millimetri .

FORMA
Si possono trovare 4 forme di base ( rotonde, semi-rotonde, semi-barocche e barocche ) e una categoria a parte per le cerchiate.

CRITERI ADDIZIONALI
Il colore di base e le sfumature di colore, come pure il peso e la forma delle perle semi-barocche, sono ulteriori criteri di valutazione.


MODALITA’  DI  DETASSAZIONE

Avete comprato una Perla di Tahiti e questa è assoggettata all’IVA del 16%.

Vi è stato consegnato un prestampato in 3 copie . Quando partirete da Tahiti per ritornare in Italia dovrete dichiarare l’acquisto e far timbrare dalla Dogana dell’Aeroporto di Tahiti-Faaa il prestampato . Una copia Rosa sarà trattenuta dalla Dogana, l’altra Rosa dovrete metterla nella busta preaffrancata che vi è stata consegnata e metterla nella cassetta della posta che è a vostra disposizione in aeroporto Di solito c’è una cesta alla destra dello sportello dogana . La copia verde resta a voi insieme alla fattura .

Questa operazione vi costerà solo un paio di minuti al  controllo dei bagagli da parte della Dogana ma la copia timbrata che ci invierete è indispensabile per giustificare la non applicazione dell’IVA al Vostro acquisto.

Grazie della Vostra cooperazione.





  Vi consiglia il modo migliore per prendervi cura delle Vostre Perle

Non è difficile prendersi cura delle vostre perle, basta rendersi conto che questo è un gioiello prodotto da un’ostrica, un prodotto naturale e, come le ostriche, anche la perla ha bisogno di umidità.

-   Conservare le perle separatamente da altri gioielli, meglio ancora in un sacchetto in tessuto.
-   Conservarle in un tessuto leggermente umido se sono in un ambiente molto secco.
-   Pulire immediatamente la perla che occasionalmente è stata a contatto con prodotti chimici, acidi o alimentari.
-   Utilizzate un tessuto pulito ed umidificato con acqua pura( non clorata) per pulire la perla, quindi asciugatela con un tessuto pulito ed asciutto.
-   Dopo averle indossate pulitele con un tessuto asciutto
-   Se avete acquistato una collana, controllate regolarmente la robustezza del filo e all’occorenza farle reinfilare dal vostro gioielliere di fiducia.

Evitare
-   Tutti i contatti con il Trucco, prodotti solari, profumi e prodotti di bellezza;
-   Sudore, sapone,detergenti, acqua clorata e acidi in genere;
-   Talco. Sporcizia e sabbia;
-   Graffi che possono essere provocati da altre pietre cristalline od oggetti metallici;
-   Vapori di Aceto e acidità dei succhi di frutta.

Attenzione
-   Alla disidratazione provocata dalla permanenza prolungata in tessuti di cotone;
-   Le perle non sopportano temperature oltre i 100°C, evitare di esporle o conservarle vicino a fonti di calore.
 
Se avete dopo tutto ciò ancora qualche domanda ...... sono qui
Nanà arue
Michele

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Patchwork / Re: POLINESIA: ISTRUZIONI PER L'USO - Revisione 2007
« il: 27 Dicembre 2007, 09:09:08 »
Ciao Davide, intanto un buon augurio di buon anno .
In Italia c'è un T.O. che propone le pensioni di famiglia ed è anche il mio riferimento qui .
kiaoraviaggi.it . Puoi andare tranquillo poichè è ipercollaudato e conoscono di persona le pensioni e gli eventuali hotel che ti propongono. I costi sono gli stessi che puoi trovare prenotando direttamente con le pensioni poichè loro lavorano sulle commissioni che gli riconoscono le pensioni o il referente locale  quindi ... ! 
Se non erro la Easy Tahiti è un'agenzia on line messa in piedi dalla stessa Air Tahiti ma non ne so molto di più. Per il tatuaggio, se tu andassi a Raiatea ti consiglierei Isidore ma valutando le isole che fai direi che puoi farlo a Bora oppure Huahine . A Bora li conosco i due che sono a punta matira ma a huahine non  saprei dirti . 
Un abbraccio e a presto in polinesia .
Michele

82
Ia Orana Sara è un piacere risentirti, almeno virtualmente... Cerco di organizzare l'incontro tra tutti gli ex polinesiani così ci possiamo vedere e riabbracciarci ricordando i momenti passati insieme .
Vi faccio sapere . Nel frattempo ...... tanta serenità e gioia in questi giorni di festa .
Un abbraccio
nana arue
Michele e ludo

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Patchwork / Re: POLINESIA: ISTRUZIONI PER L'USO - Revisione 2007
« il: 20 Dicembre 2007, 20:47:09 »
ricorda che sei nell'emisfero australe quindi più a nord vai in settembre e meno freddo trovi .
In settembre siamo a fine inverno !!
Nanà
Michele

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Patchwork / Re: POLINESIA: ISTRUZIONI PER L'USO - Revisione 2007
« il: 20 Dicembre 2007, 17:12:56 »
Iaorana a te , mi sembra un bel viaggio e giustamente gli ultimi giorni in polinesia possono essere di tutto riposo riconciliandovi con il mondo prima di ritornare in italia.
C'è come al solito la guida della Loney Planet per il Cile e Rapanui e come al solito sono fatte molto bene e affidabili . Lì puoi trovare tutte le info che ti servono.
Nel nostro viaggio di ritorno abbiamo privilegiato il riposo quindi non siamo andati nel deserto ( la sera a Santiago c'erano 8-10° immagino cosa può esserci in quota, mi vengono i brividi al solo pensarci) e dopo 8 mesi di polinesia francamente mi spaventavano le temperature al di sotto dei 20° .
In Cile abbiamo dedicato un paio di giorni a scoprire Santiago che, certamente merita almeno un paio di giorni altrimemti come fai a scoprire il Cerro Santa Lucia dove c'è la trattoria/bar Patagonia, all'alma del sur, dove si mangia da Dio e si beve del vino che non smetteresti mai di bere , o la pasticceria La Rosa con ovvie origini italiane che ti fa un espresso cremoso con dei dolci..... ; ma anche per visitare la Ciascona , una delle tre case di Neruda o la vista della città prendendo la vecchia teleferica e.... il mercato della frutta, dei fiori, artigianale . Un'altro paio di giorni li abbiamo dedicati a Valparaiso e anche lì la splendida casa di Neruda  e i barri colorati sulle alture della città dichiarati  patrimonio dell'umanità e, se lo meritano , piuttosto che il museo navale o le scogliere martoriate dal vento e dal mare con i pellicani che contendono invano la prima fila ai leoni marini .
Il prossimo anno ripasseremo dal Cile e ci spingeremo più a sud .
Rapanui è un'isola dove lo spaesamento è garantito ed è una buona anticamera della polinesia delle lagune. Non perderti una serata di danze polinesiane, sono molto più tribali e guerriere ed usano prevalentemente piume al posto dei classici fiori, certamente un retaggio che proviene dal Dio Uccello.
Lì abbiamo alloggiato all'hotel Gomero anche se avevamo la famiglia di Rapà( un amico polinesiano di Bora originario di Rapanui) che ci voleva ospitare . Ci siamo trovati molto bene. Non abbiamo fatto il tour organizzato dell'isola ma abbiamo affittato un fuoristrada ( gli unici che ti permettono di fare il giro in sicurezza date le strade sterrate e malconcie )e con questo siamo andati in tutti isiti dei Moai, il vulcano ,la splendida spiaggia di Anakena etc etc . Trovi tutto sulla guida della Loney senza problemi .
Anche qui ci rifermeremo l'anno prossimo perchè ho un appuntamento per andare al largo a pescare . Vedrai che onde che ci sono e quale perizia hanno i pescatori locali.
Ma, in che periodo fate il viaggio ?
Un abbraccio
Michele

85
Racconti di viaggio / Re: Spunti di riflessione sulla Polinesia
« il: 20 Dicembre 2007, 09:49:35 »
Ia Orana Pat , sono contento del poterti conoscere virtualmente .
Ho pubblicato qualche altra riflessione spero ti piaccia altrettanto.
Un abbraccio
Michele

86
Alcuni anni fa quando frequentavo in modo più assiduo questo forum inserii un post sui Mahu e i Raere per rispondere ad alcune richieste . Volevo riscriverlo argomentando meglio il soggetto con qualche aneddoto ma nel rileggerlo penso possa ancora andare bene . Lo riporto in modo integrale così come salvato sul mio computer . Spero possa essere anche questa una buona chiave di lettura della società che scoprirete in polinesia .


...dal post di qualche anno fa :
"Qualche amica , nel leggere il “Battesimo Polinesiano” è rimasta colpita dalla figura dei Mahu , si è incuriosita e mi ha chiesto di scrivere su questo argomento. Lo mando anche a voi . E’ certamente lacunoso su più aspetti ma rispondo ad una curiosità e non voglio scrivere un trattato( semmai ne avessi la capacità). Ho dato all’amica un nome polinesiano e magari lo adotta come secondo nome : Tevai ( L’acqua pura del ruscello che và verso il mare)

Ciao Tevai , 
Tevai e Tahitoa si incontrano al villaggio e cominciano a parlare tra di loro .
Tevai, come tutte le donne, è curiosa ma ama anche viaggiare e la curiosità formale, fine a se stessa , diventa sostanziale : voglia di conoscere! .
Tahitoa, che ha fatto del viaggio una ragione di vita, ama trasmettere ciò che ha appreso e, con calma risponde a Tevai . Arrivano altri amici al villaggio e vedono Tevai e Tahitoa seduti sui gradini del mercato . La tettoia di foglie di Niau è abbastanza grande e il capannello di amici che si è formato è all’ombra.
I più ascoltano, qualcuno interviene , altri hanno cose più importanti da sbrigare e si allontanano discretamente.
Un uso intelligente del villaggio globale. Un po questo forum !!

Ma veniamo alle tue curiosità.

Dal 1767 al 1769 ,  Wallis, Bougainville e Cook gettano l’ancora a Tahiti , 20 anni dopo arrivano i primi missionari protestanti . Si ritrovano davanti ad una società idilliaca. La natura fornisce loro tutto ciò di cui hanno bisogno per vivere e una organizzazione sociale all’insegna del vivere al meglio il presente.
Nasce “il mito del buon selvaggio” : non solo non c’era ostilità nei confronti dello straniero, ma veniva accolto con danze, fiori e banchetti reali.
Nasce” il mito della Vahinè dei mari del sud” : nella cultura mah’oi l’ospitalità è sacra e la tradizione vuole che l’ospite dopo le abbondanti libagioni faccia l’amore con la padrona di casa .
La sessualità, così come era concepito in questa cultura, era una occupazione come un’altra, come il mangiare o l’andare a pesca e veniva praticato liberamente. Tutto era messo in opera per favorire l’erotismo e la sessualità . Danze, canzoni e leggende si fondevano con i racconti eroici della grande migrazione e la sessualità e l’erotismo era parte integrante della cultura. Il fatto poi di vivere nudi, favoriva e stimolava il desiderio.
Nella cultura occidentale da 2000 anni la sessualità era tabù ( per inciso questa è l’unica parola occidentale che deriva dal polinesiano “ Tapù” ) e pertanto si può comprendere , ma non giustificare, lo stupore e la successiva repressione di queste “ indecenze”da parte dei missionari. Ma, mi fermo qui , altrimenti il discorso mi porterebbe lontano. Scoprirono poi un altro tipo di “perversione”: i Mahu . I soli uomini effeminati allora conosciuti, integrati nella società, erano gli eunuchi indiani . L’omosessualità scioccava profondamente gli occidentali e “ questo atto di bestialità” condannato da Dio era punito come un crimine dalla legge degli uomini, ma per i polinesiani i mahu non erano assimilati agli uomini, così come gli “Herdaches “ degli indiani dell’America del Nord o gli       “Zenith” della cultura islamica : rappresentavano " la terza sessualità"  e tenuti in grande considerazione . Quando in famiglia ci si accorgeva che l’adolescente aveva comportamenti effeminati , il mahu riceveva una iniziazione differente , quindi niente prove fisiche , guerre o caccia . Le donne lo iniziavano alla femminilità e i vecchi mahu alla pratica degli uomini. Una volta adulti osservavano le stesse regole delle donne : la vita domestica, la cura dei bambini, le danze e i canti , si facevano tatuare come le donne: alle caviglie e sul fondo schiena, dando ulteriore risalto al loro corpo androgeno. I sacerdoti e i nobili avevano come domestico un mahu . Questa figura era talmente integrata nella famiglia polinesiana che alcune famiglie decidevano, indipendentemente dalla sessualità del primogenito , di educarlo come mahu e avere così  la certezza di un aiuto nella conduzione del menage quotidiano. Ciò succedeva ancora negli anni ’60!  Ancora oggi i mahu , nonostante i missionari e la cultura occidentale imperante, sono integrati e rispettati in tutta la Polinesia . Spesso occupano dei posti importanti nell’organizzazione della vita sociale e a parte qualche “ Popa’a” (i bianchi, o meglio la traduzione letterale è " l'uomo bianco con la pelle bruciata dal sole") bigotto nessuno se ne stupisce o fa osservazioni . I gruppi di danza più importanti di Tahiti sono diretti da Mahu , nell’organizzazione di feste importanti c’è sempre qualche mahu , in non pochi uffici anche governativi sono gli impiegati più attenti ed efficienti.
Tra gli amici e le amiche che ho a Raiatea , due sono dei mahu e sono delle persone splendide e per niente complessate nel loro stato sociale . Sono i turisti occidentali che si voltano e commentano ridacchiando che pongono dei problemi . Quando impareremo che la nostra cultura non è il riferimento assoluto delle altre! Ma esistono oggi anche i Raerae che altro non sono che il sottoprodotto occidentalizzato dei Mahu polinesiani .
Negli anni ’60 migliaia di francesi del Centro di sperimentazione del Pacifico ( hai presente Mururoa?) sbarcarono a Tahiti . Fino ad allora la prostituzione non esisteva a Tahiti o comunque non intesa come noi la intendiamo. Si , certo, c’erano stati i marinai di Cook che cercavano di barattare "sessualità" contro chiodi di rame , ma era un’altra cosa. Da lì a poco l’equazione sessualità contro denaro prese piede anche se in modo ancora discreto.
L’apertura al turismo internazionale e i media hanno fatto il resto. I raerae polinesiani diventano i travestiti  che si prostituiscono nei locali di Papeete. E’ un fenomeno ancora molto raro nelle isole!
Allora resta una questione da chiarire : Mahu è un’ equazione di Raerae?
No,  e comunque molto raramente .
Contrariamente ai Raerae i mahu non rigettano il loro essere emodo di vivere e non fanno cure ormonali od altro, hanno un riconoscimento sociale e raramente lasciano la loro famiglia per vivere da soli .
Il Raerae sogna di essere una donna e cerca di esprimere delle attitudini  squisitamente femminili, attua un travestimento più marcato e quasi sempre è in conflitto con la famiglia.
Se chiedete ad un mahu come si posiziona dal punto di vista sessuale e sociale vi risponderà quasi sempre la stessa cosa  - Io sono un Mahu, nient’altro che questo-  Per lui il transexualismo o il travestimento fanno parte di un altro mondo , quello dei Popa’a . Chiudo con questo commento .
Non è certo la libertà che manca nel mondo d’oggi, mancano gli uomini e le donne libere .
Nanà
Michele (o Tahitoa se preferite)

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Racconti di viaggio / Spunti di riflessione sulla Polinesia
« il: 19 Dicembre 2007, 21:18:05 »
Brevi note per comprendere la realtà polinesiana

Una premessa è d’obbligo.
L’approccio ad una nuova realtà , una nuova cultura , deve essere fatto senza preconcetti , con disponibilità ed una buona dose di sana curiosità . La Polinesia e più in particolare le Isole della Società e solo 4 atolli del vasto arcipelago delle Tuamotu sono diventati la meta privilegiata del turismo ed in particolare del turismo legato alle nozze, ma il mito dei mari del sud non nasce a partire dalla bellezza delle isole,delle lagune, del clima o comunque non solo a partire da questo.
Il mito si è costruito e si alimenta  attorno al modo di vivere dei polinesiani, della loro cultura e della loro storia, della loro innata ospitalità e generosità . La Polinesia non potrebbe essere la stessa senza di loro. Ciò anche per suggervi di programmare questo viaggio come una opportunità di scoperta e di conoscenza senza nulla togliere alla sua specificità e unicità : il viaggio di nozze !
Cercherò di introdurvi a questa realtà con alcune parole chiave ; a voi poi di approfondirle se ne avrete voglia e opportunità.

La Polinesia ha iniziato ad avere i primi contatti con l’occidente e conseguenti scambi culturali e commerciali agli inizi del 1800 . Bougainville e Cook sbarcano a Tahiti nel 1768/69 e i polinesiani o meglio i Ma’ohi , non conoscevano ancora il metallo . Ciò per dire che il popolo polinesiano ha fatto in 200 anni il percorso che noi europei abbiamo fatto in più di 2000 anni : dall’era della pietra a quella post informatica in una manciata di generazioni .
In qualsiasi altro popolo ciò avrebbe prodotto dei grossi ed irrimediabili scompensi , ed abbiamo esempi in tutto il mondo . Ciò non si è verificato qui e questo, grazie alla filosofia di vivere tipica polinesiana oltre alla loro apertura verso il nuovo e la grande curiosità e disponibilità .
Certo, vi sono contraddizioni evidenti, la ricerca di una rinnovata identità dalle tinte un po sfumate ma, non come ci si potrebbe aspettare dopo salti generazionali di questa portata.
Ciò è da tenere sempre  in prima considerazione , in primo piano, quando si osserva la realtà del Fenua : una imprescindibile chiave di lettura.
Fenua in lingua ma’hoi vuole esprimere ciò che noi riassumiamo nel termine Paese, ossia la terra e gli uomini che vivono in una nazione.
Per il ma’hoi la terra, ossia l’isola e gli uomini che la abitano, sono un tutt’uno indissolubile .
Alla nascita, la placenta viene sotterrata nella terra della famiglia e nello stesso luogo viene piantato un albero da frutto, un albero dal quale potrà in seguito trarre sostegno materiale e spirituale per lui e la sua discendenza .
La Placenta ( pufenua) e la terra ( fenua) nella quale dimora è una forma simbolica del suo essere ma’hoi e appartenere alla sua terra. Si, perché nella tradizione di questo popolo “ l’uomo appartiene alla terra e non il contrario” . La proprietà individuale certo esiste ma è una proprietà famigliare e di norma non in vendita ; tanto più che nella stessa terra sono stati e verranno tumulati i membri della famiglia ( nelle isole vedrete spesso nei giardini delle tombe ) . A parte Tahiti , nelle altre isole questo concetto è ancora presente ed è difficile trovare terra in vendita e, anche quando se ne trova non è facile concludere l’acquisto poiché c’è sempre qualche rivendicazione da parte di membri della famiglia che non sono d’accordo. Se a questo poi si aggiunge che solo recentemente si sta cercando di costruire un catasto che sia degno di questo nome potete ben capire quali noie può avere l’eventuale acquirente.
Comunque, l’acculturazione occidentale sta relegando sempre più questo concetto di terra nel dimenticatoio degli usi e costumi di un tempo e la nozione del profitto ha cominciato a prendere il sopravvento . Giocoforza il soppiantare la trasmissione orale della proprietà ( seppur riconosciuta da tutti gli abitanti dell’isola) con la forma scritta del Catasto .

I “ FETI’I “ ( persone unite da un legame di parentela) , formano la grande famiglia polinesiana.
Tradizionalmente la famiglia polinesiana è vasta, quindi complessa e fluttuante : fratelli, sorelle e loro congiunti, i loro figli sovente numerosi e in alcuni casi sposati, mogli e concubine dei figli, genitori, vivono sulla stessa terra di famiglia, in uno spazio comunitario e il più delle volte condividono le risorse del “ Fa’a’apu” ( letteralmente : il girdino che ogni cosa ha ) e della pesca.
Questa organizzazione della società tradizionale và man mano lasciando il passo a quella che viene chiamata “ la petite famille “ : l’omologazione occidentale che prevede un padre, una madre e i figli.
La Petite famille si struttura differentemente per adattarsi ad un mondo sempre più urbano ed occidentale , ma i valori tradizionali della grande famiglia restano per fortuna sempre vivi .
Il minimo avvenimento famigliare è l’occasione per riunirsi e fare la festa insieme e dividere il grande pasto dove ognuno contribuisce portando qualcosa . In queste occasioni , e ce ne sono tante, uno dei soggetti preferiti di discussione è il legame di parentela con quello  o l’altro feti’i . E’ bello trovare un legame comune, anche lontano . Tutto ciò da l’impressione a noi, “popaa “ visitatori, stranieri, che tutti ,in un modo o nell’altro, sono imparentati .
Questo attaccamento alla vita comunitaria e la generosità e solidarietà famigliare , come pure la nozione di famiglia allargata, è ancora ben presente e salda oggigiorno.
Anche questa è un’altra chiave di lettura importante per comprendere la realtà polinesiana odierna.
Nei prossimi giorni cercherò di ampliare ulteriormente queste riflessioni .
Nanà arue
Michele



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Patchwork / Il matrimonio Polinesiano
« il: 18 Dicembre 2007, 05:28:53 »
Ia orana amici del forum . Risulta evidente che la maggior parte di voi si appresta al matrimonio e subito dopo venire in Polinesia per l’agognato viaggio di nozze . Ho ritenuto interessante offrire questo piccolo spaccato della Polinesia prima dell’arrivo dei missionari in tema di matrimonio.
 
Anche in Polinesia , come in molte antiche culture , la proposta di matrimonio veniva fatta per il tramite dei genitori. Quando questi accettavano, la lieta novella veniva annunciata al resto della comunità  conficcando  nel terreno vicino la casa, una pianta di “Ti” in modo da rendere la promessa sacra . Il Ti è la pianta sacra dei polinesiani. La vedrete piantata dappertutto ed in particolare sul perimetro del giardino del farè ( casa tradizionale polinesiana fatta con materiali naturali). Le famiglie degli sposi si preparavano alle nozze con molto anticipo. Si iniziavano a coltivare tutti  i legumi conosciuti, maiali e polli venivano messi all’ingrasso e tenuti vicini alla casa e le donne iniziavano a fabbricare stoffe e ornamenti di piume . La vigilia del matrimonio , gli amici e i parenti si radunavano a casa dei rispettivi fidanzati e i membri della setta “Arioi” arrivavano per dare inizio alle musiche, danze e canti . Il compito degli Arioi era quello di andare di villaggio in villaggio a fare la festa  nelle ricorrenze, cerimonie etc. Le donne non potevano avere figli altrimenti dovevano allontanarsi dagli Arioi . La festa non aveva limiti di orario. La mattina dopo i rappresentanti della casa del fidanzato andavano a casa della fidanzata e la scortavano  fino alla sua nuova casa per le cerimonie preliminari , lì si incontravano anche i parenti della fidanzata .Ognuno portava con se il suo O (regalo per le nozze o dono di benvenuto). Gli O erano divisi in due: quelli che venivano dalla parte del padre e quelli della madre. Il corteo si imbarcava sulle piroghe per raggiungere la casa se questa era distante, e le piroghe usate per questa occasione dovevano essere nuove. Una volta arrivati venivano scambiati gli O rispettando i gradi di parentela : i papà, le mamme e così via . All’interno della casa veniva steso un tappeto di fibre intrecciate e il padre e la madre del fidanzato stendevano su questo due tessuti bianchi di “tapa” ( la tapa è un tessuto vegetale ricavato dalla battitura e essiccatura della corteccia di un albero, generalmente una specie di gelso per il bianco ) e su queste si sedevano i fidanzati. Alla fine di questa cerimonia, le madri e le zie dei fidanzati iniziavano a punzecchiarsi la testa e il viso con un dente di squalo per farne uscire del sangue , ciò a significare l’amore e l’unione nel sangue per le due famiglie . Poi gli Arioi iniziavano la festa . L’indomani mattina i fidanzati , vestiti di tapa bianca con disegni fatti con la fuliggine e accompagnati da tutti parenti si avviavano al Marae degli antenati ( il luogo sacro dove venivano svolte tutte le funzioni importanti) per il rito religioso . Una volta sul Marae il sacerdote chiedeva al fidanzato < Non abbandonerai la tua donna ?> ed egli rispondeva < E’ita> (No) . Lo stesso , sempre in negativo, per la fidanzata . A questo punto il sacerdote diceva < Se è così tutto andrà bene > A questo punto i nuovi sposi si sedevano sulle tapa tenendosi per mano e i parenti iniziavano a punzecchiarsi per fare uscire del sangue e qualche goccia di questo doveva macchiare   un drappo chiamato “vauvau”posato sul Marae  e una foglia di “miro”posata su una pietra . Gli sposi a questo punto, ancora seduti,  venivano ricoperti con un altro drappo chiamato “tapoi” e consumavano il primo minuto di intimità. Il tapoi veniva poi sollevato e gli sposi si alzavano .
A questo punto il vauvau che aveva ricevuto il sangue dei genitori veniva strappato in due e la parte macchiata interrato nel Marae e l’altra metà donata agli Airoi insieme ai vestiti del matrimonio e poi utilizzati per le pantomime religiose che si sarebbero susseguite. Finita questa prima parte si tornava alla nuova casa e gli sposi venivano abbigliati con vestiti nuovi e i parenti continuavano a scambiarsi  doni e a confrontarli . Poi la festa e ancora la festa con libagioni per tutti . La festa durava diversi giorni . Le differenze di rango con il matrimonio venivano annullate per sempre .Gli Airoi erano molto attenti ai doni e quando si accorgevano che una famiglia era stata meno generosa dell’altra  , questa veniva presa in giro all’interno delle canzoni .
Veniva poi scelto, di comune accordo tra i genitori, un nome per la nuova coppia  e da quel momento, restava  il nuovo nome della famiglia. Questa usanza esiste tutt’ora nelle isole.
Se avrete l’occasione di andare a Raiatea sul marae internazionale di Taputapuatea , alla destra del grande marae potrete scorgere il piccolo marae degli sposi e, non dimenticate di donare qualcosa di vostro, anche una piccola conchiglia o il tiarè che portate nei capelli : è di buon auspicio per la vostra unione.

Nanà
Michele

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Patchwork / Re: POLINESIA: ISTRUZIONI PER L'USO - Revisione 2007
« il: 18 Dicembre 2007, 05:07:00 »
Ia Orana a tutti i partecipanti di questo forum ed in particolare a coloro che ho avuto l'occasione e la fortuna di conoscere personalmente . Sono ritornato nelle brume di Venezia da qualche giorno, dopo essermi concesso qualche giorno a Rapanui ed in Cile , e ci resterò fino a febbraio compreso. Nei nove mesi che passo in polinesia non ho molto tempo per collegarmi ad internet e leggere i post sul forum ( a parte i costi di collegamento ancora troppo alti) ma, in questi giorni, ho avuto modo di aggiornarmi . Come ha scritto giustamente Irene non sono la persona più indicata per consigliarvi una sistemazione alberghiera poichè , al di là del conoscerne l'ubicazione ,non saprei dirvi gran chè : ci vivo oramai da 7 anni ma, in barca . Per tutte le altre info, almeno fino a febbraio, sono qui .
Non mancherò, come promesso a qualcuno di voi, di inserire nei prossimi giorni dei post su " la cucina polinesiana e i suoi prodotti tipici" e qualche "pizzicata" di cultura e storia polinesiana ; un po in controtendenza rispetto al filo conduttore di questo forum ma , male non può fare.
nana arue
Michele

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Patchwork / Re: Heiva Tahiti
« il: 25 Giugno 2007, 04:49:35 »
Hai perfettamente ragione nel merito dei polinesiani e questa, è la ragione per la quale sono ancora qui da quasi 7 anni. Alle Tonga, nell'arcipelago delle Vavau o alle Fiji alle Yasawa puoi trovare posti splendidi come qui in polinesia ma, non c'è la stessa cultura, lo stesso modo di intendere e vivere il quotidiano, non ci sono i polinesiani. La differenza è tutta lì , ed è una grossa differenza!
Oramai anche il viaggio è diventato un'occasione di consumo per molti, e si presta più attenzione all'involucro che al contenuto ma, d'altra parte è giusto che ognuno scelga il suo vestito e adatti il suo viaggio alle proprie sensibilità e necessità; in particolare poi , se questo è l'atteso viaggio di nozze!
L'importante è di non smettere mai di essere curiosi e di non dare mai niente per scontato .
Si vede che anche in polinesia è arrivata la tecnologia Wi-Fi di internet ? Spero di avere anche il tempo per seguire di più il forum .
Nana arue
Michele

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